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Dott.ssa Eva Bassanese

Orientamento

Le mie “bussole”: approccio metodologico e Maestri a cui faccio riferimento.

“I migliori insegnanti sono quelli che vi mostreranno dove guardare, ma non vi diranno cosa vedere”. Alexandra K. Trenfor

“Sono una psicoterapeuta sistemica”: questo tipo di “etichetta” orienta il mio modo di pensare e dedicarmi al lavoro che svolgo quotidianamente.

Assumere il punto di vista sistemico/relazionale significa soffermarmi sulla complessità di chi ho davanti, sul raccogliere la sua storia, una storia fatta da più persone, da più luoghi, da più eventi, da più “sintomi” che ne hanno “designato” l’essere un paziente (non a caso paziente deriva dal latino “patire”, descrivendo chi sta soffrendo o sopportando qualcosa).

La parola “sistema” trae le sue origini da una parola greca che significa “complesso, riunione”, “mettere insieme”.
La parola “relazione” deriva dal verbo latino “referre” e lo usiamo in psicologia con il significato di “stabilire un legame, un collegamento” tra una o più persone o entità.

Assumere un punto di vista sistemico/relazionale significa osservare

  • come un singolo individuo sia in interconnessione multipla e continua con tutte le parti dei gruppi, dei sistemi a cui appartiene

e

  • come una variazione di un singolo elemento di uno di questi sistemi possa portare a cambiamenti in lui e nel gruppo stesso, variando l’equilibrio precedente.

Raccogliere la storia con tutti i personaggi che ruotano attorno alla vita della persona è quindi importante per dare un senso al disagio portato, per spiegare atteggiamenti, emozioni o eventi e trovare nuove forme di equilibrio per chi sta cercando un cambiamento.

Ci sono Maestri che hanno instillato un continuo desiderio di scoprire il funzionamento del tessuto relazionale umano. Ne cito alcuni, che hanno ampliato il mio pensiero e sostengono il mio modo di lavorare, come colonne portanti. Watzlavick, con il concetto poliedrico dei “possibili modi e mondi comunicativi”, definisce con la sua Pragmatica gli elementi da osservare nei dialoghi tra le persone, con o senza l’uso delle parole.

Questo “dizionario” di possibilità espressive/comunicative rappresenta un bagaglio essenziale che conservo con cura e che si amplia a ogni nuovo incontro relazionale.

Gregory Bateson ha orientato la direzione di osservazione dell’uomo, attraverso la sua “ecologia della mente”, ha definito l’uomo come partecipante attivo ai contesti di appartenenza e viceversa l’ambiente come diretto interagente con l’uomo; inoltre mi ha affascinato con il concetto di doppio-legame, creando delle spiegazioni alla dannosità di alcuni vicoli ciechi relazionali in cui gli individui si imbattono o al senso di smarrimento di fronte a un bivio di scelte comunque nocive.

La scuola del Milan Approach, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, ha contribuito a portare in Italia le tecniche e il modo di lavorare sistemico, mi ha colpito per l’ ampliamento di responsabilità del concetto di sintomo dal singolo o da una diade (madre/bambino ad esempio) alla vasta gamma di relazioni interagenti nel gruppo, familiare o di altra natura.

Il terapeuta dimostra curiosità non solo verso i soggetti (il “chi”) del sistema, o verso il contenuto (il “cosa”) di quello che viaggia nelle loro comunicazioni, ma anche nei confronti di come gli stessi membri si influenzino l’un l’altro.

Un concetto chiave è la costruzione di Ipotesi nella narrazione della storia del paziente, che avviene all’ interno dei colloqui, come una continua indagine delle cause dei sintomi portati, ma anche dei vantaggi per se stesso o per gli altri che quel tipo di evento può comportare.

La relazione che nasce tra terapeuta sistemico e paziente può essere espressa in senso di movimenti continui, come passi di una danza, unica e originale (da Withaker, “La danza della famiglia”). Il ruolo del terapeuta è attivo, diventa parte di quel dialogo, senza tuttavia rimanerne snaturato, differenziandosi e continuando a condurre una nuova forma di “danza”, insieme alle persone coinvolte nel percorso di terapia.

Gran parte del lavoro razionale e relazionale verrà fatto insieme, nel presente, non ci saranno discorsi unicamente orientati ad analizzare o interpretare la composizione chimica delle radici della vita della persona, della coppia o della famiglia, ma a vederne il loro stato, la loro potenzialità di espansione o trasformazione.

Alternative di crescita, per far sviluppare le radici in direzione diversa, appropriandosi di terreni adiacenti, più vicini ad una libera espressione del sè.


Dott.ssa Eva Bassanese
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia Mestre (VE)



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Iscritta all’Ordine degli Psicologi del Veneto col n. 4776 dal 24/09/2004
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