Famiglie

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Dalla mia formazione ne ricavo che una famiglia rappresenti il miglior scenario su cui poter agire se esistono dei “sintomi”, portati, di solito, da un solo membro della famiglia stessa.

Ascoltare dalle stesse voci dei protagonisti i racconti di quello che avviene nei teatri casalinghi accelera la possibilità di comprendere quali siano i nodi relazionali, le difficoltà nella comunicazione, i pregiudizi o le false idee che si hanno l’uno nei confronti dell’altro.

Incontrare un terapeuta della famiglia aiuta a entrare “in casa propria” con occhi e orecchie potenziate. Dialoghi ed esplorazioni saranno guidate dal terapeuta per portare in Quel momento la voce di ognuno.

Ascolto attivo, valorizzazione del singolo, importanza del gruppo, cura verso i dettagli e le differenze espresse: questi gli ingredienti del percorso terapeutico.

Vorrei poi aggiungere una parola essenziale nelle relazioni: il rispetto, di ogni persona, intendendo per rispetto la capacità di accorgersi degli altri.

Deriva dal verbo re – spicere, guardare indietro.
E’ facile vedere quanto individualismo ci sia nelle persone, anche in quelle affettivamente vicine a noi.

Si pensa a se stessi prima di ogni altra cosa. Si cammina soli, un passo dopo l’altro. Si incontrano persone ed è lì, nel proseguire, che può scattare la dimostrazione di “rispetto”, voltandosi e confrontandosi con chi è lì vicino a noi, ascoltando i suoi bisogni.

Durante gli incontri con la famiglia viene dato valore alle parole che ogni persona dirà o ai gesti che compierà.

Nella famiglia il terapeuta guarda verso ogni membro , con il giudizio sospeso e con l’attenzione sui bisogni di ognuno, compreso se stesso, in relazione a quel gruppo.

Il percorso familiare è  un lavoro complesso, un’ esperienza a cui avvicinarsi con il desiderio di capire se stessi in relazione agli altri, con la curiosità di ascoltare quello che non è magari mai stato detto, con il coraggio di accogliere sorprese e, in seguito, piccoli cambiamenti.

I dialoghi terapeutici familiari hanno una durata maggiore (un’ora e mezza) rispetto a quelli individuali, per un’ovvia ragione, di tempo da poter dedicare a ciascuno dei membri, per creare un tempo comodo alla possibilità di libera espressione, del singolo e del gruppo.

La periodicità degli incontri è anch’essa diversa dalla presa in carico del singolo, per poter lasciare un tempo adeguato di interiorizzazione dei movimenti avvenuti in seduta e di attuazione delle eventuali proposte decise insieme.


Dott.ssa Eva Bassanese
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia Mestre (VE)



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