Relazione con il cibo e Disturbi ad essa collegati

Parlare di cibo è parlare di una parte essenziale di sé.
Trattandosi quello di nutrirsi di uno dei bisogni primari dell’uomo, il cibo costituisce la fonte continua di soddisfacimento del bisogno di vivere.
Il cibo è in relazione multipla con noi stessi.
Da un lato vorremmo seguire le regole del ben-essere, dell’introdurre  alimenti sani, nutritivi, che aiutino la crescita o l’equilibrio metabolico.
Dall’altro lato ci sono cibi che ci provocano buone emozioni, “sazianti” affettivamente, irresistibili e difficili da limitare.
L’estrema numerosità di alimenti e la diversità di grado di “bontà” degli stessi porta ogni individuo a fare ogni giorno più scelte per il proprio ben-essere psico-fisico, considerando il cibo come un nutrimento sia per il corpo che per il cervello e la psichè, l’anima.
Come ci muoviamo a tavola?
Più o meno composti, voraci, veloci, al rallentatore, oppure  sul divano, goderecci, oziosi o trasgressivi, guardando la televisione, o frugalmente, in piedi, assumendo il pasto senza consapevolezza, lasciandolo scivolare giù, per abitudine.
Ognuno possiede un personalissimo rapporto con il cibo, a volte senza rendersene conto mangiare diviene un’azione che sembra compensare le mancanze o riempie i vuoti, oppure sembra alleggerire le preoccupazioni o diminuire lo stress.
Il cibo è in relazione con noi stessi e ci mette in relazione al mondo esterno, agli altri.
Nel momento in cui ci si accorge di avere abitudini alimentari non salutari o benefiche a lungo raggio c’è già di fronte a noi una porta che si può aprire al cambiamento, o al ridimensionare i propri intenti.
Il supporto psicologico a questo tipo di disregolazione è possibile, dà la possibilità di scoprire che le azioni possono essere modificate, riadattate e che le radici del mancato benessere affondano in temi vitali collocati in ambiti ben precisi, il lavoro, la coppia, la famiglia, la personale difficoltà ad autorealizzarsi, o altri ancora.

Come per altri disturbi (depressivi, ansiosi) c’è da distinguere tra un comportamento, un atteggiamento non funzionale con il cibo e un vero e proprio Disturbo psicologico.
Esistono infatti situazioni in cui le persone incorrono in Disturbi del comportamento alimentare (DCA), con sintomi conclamati e clinicamente affermati, come anoressia nervosa, bulimia o disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating=abbuffata di cibo).

Alcuni dei segnali e dei sintomi che potrebbero e dovrebbero essere ascoltati come campanelli d’allarme e che compaiono in questi disturbi sono:
à  il restringimento della gamma di alimenti e di cibi, fino all’ eliminazione di interi pasti o, al contrario

  • l’abitudine ad abbuffate compulsive
  • il conto minuzioso delle calorie
  • il controllo ossessivo del peso
  • l’aumento vertiginoso delle pratiche di attività fisica e sport
  • oscillazioni repentine dell’umore
  • un allontanamento dalla vita sociale.

Sono stati pubblicati dei dati allertanti sulla pagina online del Sole 24ore (Marzo 2023), che definiscono i disturbi alimentari in forte incremento e con un esordio precoce, intorno ai 12 anni di età.
Il dato mondiale citato è di 55 milioni di persone coinvolte in questo tipo di problematica, con il dato italiano che supera i 3 milioni di casi (circa il 5% della popolazione). La tendenza di genere resta quella femminile (90%), pur presentandosi anche nella categoria maschile (10%).
La psicoterapia sistemica relazionale è un efficace strumento di intervento in questi tipi di disturbo, coinvolgerà sia il singolo che i suoi contesti relazionali (famiglia o coppia) per trovare nuove possibilità di interazione e costruire nuovi schemi di azione del singolo, lontano dai sintomi.



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