Ansia e Disturbi correlati

 “L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo”. Jodi  Picoult

La parola ansia è molto diffusa, nel linguaggio comune e a qualsiasi età…
Ci sono adulti, ma anche bambini, ragazzini che esclamano con naturalezza:
“Mi sento in ansia”, “Che ansia mi fai venire”, “E’ l’ansia che non mi lascia tranquillo”

Ansia Venezia Mestre (VE)

Queste dichiarazioni servono a materializzare un disagio, a personificare una serie di **sensazioni corporee (il battito del cuore che accelera, il respiro che sembra mancare, mani fredde o che formicolano, tremolii nel corpo, bruciore allo stomaco, nausea, vertigini, giramenti di testa, sonno disturbato, riduzione o aumento dell’appetito, ecc…), a cui si aggiungono **sintomi di tipo psicologico e comportamentale (l’agitazione, l’incapacità a rilassarsi, la difficoltà a concentrarsi, l’irritabilità, la preoccupazione, la sensazione di imminente pericolo, fino in alcuni casi alla paura di morire, di perdere il controllo o di impazzire…).

Provare per un tempo prolungato anche solo alcuni di questi sintomi porta la persona a vivere con un continuo senso di disagio, di allerta, come in attesa costante di avvertire nuovi segnali di malessere, in un inevitabile circolo vizioso:

Ansia

L’ansia inventa dei labirinti la cui uscita dà su altri labirinti. In modo incessante. Fabrizio Caramagna

L’ etimologia del termine ansia deriva dal verbo latino ango che significa stringere, soffocare, significati piuttosto debilitanti per chi si trova nel suo mirino.

“L’ansia è la ruggine dell’anima”. Carlos Ruiz Zafòn, L’ombra del vento

Quando si è colti da uno stato d’ ansia nel sistema neurofisiologico ad agire sono più impulsi, il cervello trasmette segnali/input ben precisi ai vari organi e muscoli del corpo che ci arrivino come comandi inconsapevoli.
Succede così che ci si blocchino:

  • la voce  (“avevo così paura da sentire un nodo in gola”),
  • il corpo o gli arti (“mi sentivo come pietrificato, paralizzato dalla paura”).

In altri casi avvertiamo movimenti corporei incontrollabili:

  • “avevo i brividi dappertutto”,
  • “sentivo il cuore scoppiare, battere fortissimo”,
  • “tremavo come una foglia”,
  • “mi battevano i denti”.

La soggettività dell’emozione della paura è variegata, ogni individuo prova una “sua” paura, simile magari a quella di altri, tuttavia difficilmente replicabile.
Imbattersi in tali disagi induce le persone a porre dei limiti alle proprie azioni, prevenendo il presunto pericolo, per il timore di rivivere simili percezioni.
Lo stato di allerta è tale da portare a una iper-vigilanza sensoriale delle situazioni esterne alla propria confort zone, con la conseguenza di non entrare mai veramente in contatto con le radici delle proprie emozioni e di non spostarsi dal punto di vista da dove si percepisce il pericolo in modo più massiccio.
Immaginiamoci un animale che, per paura di affrontare il bosco, l’ambiente non conosciuto, continua a restare chiuso nella sua tana/caverna, con la conseguenza di essere automaticamente “in trappola”, in un riparo fasullo, facilmente preda di chi può riuscire a entrare nella tana (la nota confort zone).
La paura è relegata all’esterno, senza accorgersi che il più grande pericolo è nel restare fermi dove si è.
Si rischia di aiutare, nascondendoci, a far accrescere il potere delle nostre paure.

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” – Martin Luther King –

Se ti trovi qui a ricercare un aiuto, probabilmente sei arrivato a cercare, con coraggio, una strada alternativa a quella che finora hai percorso, sopraffatto da agitazione, talvolta angoscia o forte disagio.

Nella tua Nuova strada la Paura diventerà una compagna di viaggio, alla quale sarà importantissimo dare voce e spazio, senza che prenda il sopravvento e dòmini su tutto il resto.
Sono sincera, non potrà essere del tutto cancellata, tornerebbe, il lavoro sarà mirato a comprenderla e a integrarla ai vostri passi, come una presenza sostenibile.

Quanto scritto si riferisce a quegli stati di ansia che sono tuttavia gestibili, che portano malessere, agitazione, senza farvi arrivare a bloccare le quotidiane mansioni.

La paura affina i sensi. L’ansia li paralizza – Kurt Goldstein

Ricordiamo sempre che l’emozione primaria della paura ha la funzione di salvare le nostre vite in situazioni di pericolo, ci prepara a fuggire da quel contesto o evento verificatosi o ci corazza per affrontarlo.

Un disturbo conclamato d’ ansia, invece, non ha una funzione adattativa, ma ci conduce alla paralisi, rendendoci inermi soggetti passivi delle intense preoccupazioni che continuano a presentarsi, senza fine.

Quando l’ansia diventa un elemento inseparabile, di fissazione, di panico, si parla di categorie di disturbi debilitanti, destabilizzanti per le persone.

Le principali categorie di funzionamento disturbante legato a uno stato d’ansia comprendono il panico (che si manifesta con veri e propri attacchi di panico), un forte stress, l’ansia o angoscia da separazione, un trauma vissuto, una fobia sociale o specifica.

La psicoterapia potrà essere una valida alleata anche in questi casi, per trarre le origini di tale ansia, per affrontarla e trasformarla in elementi preziosi di aiuto, per capirsi e per ristabilizzare il proprio equilibrio.


Dott.ssa Eva Bassanese
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia Mestre (VE)



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